L'industria manifatturiera sta vivendo una trasformazione cruciale, spinta dalle crescenti pressioni per l'efficienza delle risorse e la sostenibilità. Il tradizionale modello basato sulla vendita del macchinario si sta rapidamente evolvendo a favore di modelli di business che mettono al centro i servizi.
 

Questo paradigma, che prende il nome di servitizzazione, trasforma la cessione di un bene fisico nella fornitura di una performance o di un servizio garantito. La servitizzazione, spesso definita Product-as-a-Service (PaaS), sposta il valore percepito dal cliente dalla proprietà dell'asset alla sua disponibilità operativa. 

Un’evoluzione che crea un potente incentivo a ottimizzare l'efficienza, la durabilità e la manutenibilità del macchinario lungo tutto il suo ciclo di vita, fin dalla fase di progettazione. L’adozione della logica "sustainable by design” permette di creare un ciclo di vita ottimizzato che getta le basi per l'adozione dell'economia circolare

Dalla vendita del bene al servizio: alcuni esempi di servitizzazione

Il macchinario o il componente non è più il fine, ma la piattaforma tecnologica che abilita una serie di servizi lungo il tempo. Occorre specificare che non vi è un unico modello di servitizzazione, quanto piuttosto un’ampia possibilità di servizi e modelli di business che il costruttore di macchine può offrire a partire dai dati raccolti dai macchinari.

Alcuni esempi di servitizzazione sono:

  • i modelli “pay-per-X” dove il cliente non acquisisce un bene da ammortizzare, bensì l’accesso garantito alla sua funzionalità operativa, misurata in produttività, efficienza energetica o disponibilità;

  • il condition monitoring del macchinario da parte del fornitore che permette, ad esempio, di identificare un consumo anomalo delle risorse o performance subottimali;

  • la predictive maintenance. A partire dall’analisi in tempo reale delle condizioni del macchinario è possibile individuare anomalie che, se non risolte, potrebbero portare a uno fermo imprevisto della produzione. Intervenire prima che il guasto si verifichi permette di evitare tempi di downtime e di salvaguardare le risorse.

I vantaggi della servitizzazione per i clienti finali e i fornitori di tecnologie

La servitizzazione offre agli utilizzatori finali la possibilità di far leva sul know-how del fornitore di tecnologie per estendere la vita utile dell’impianto e assicurare la continuità operativa.

Questi servizi permettono di ridurre molte voci di costo che pesano solitamente sui clienti finali. Il modello “pay-per-Use”, ad esempio, permette al cliente di pagare in base all’utilizzo effettivo del macchinario.

Il monitoraggio da remoto e la predictive maintenance abilitano invece una gestione completamente diversa degli interventi di manutenzione, che si effettuano solo quando emerge la necessità. Ciò consente anche di ottimizzare la gestione dell’inventario a vantaggio di una riduzione di costi, di spazi nel magazzino e delle risorse necessarie a produrre componenti e parti non necessari.

Per i fornitori, oltre alla possibilità di ampliare l’offerta, vi è l’opportunità di sfruttare i dati raccolti, ad esempio su utilizzo e prestazioni della macchina, per ottimizzare i prodotti in base alle esigenze o l’uso effettivo dei clienti. 

Oltre l’efficienza e la continuità operativa: la circolarità come fattore di resilienza per l’industria

Affianco a questi modelli di servizi, già emersi nel corso dell’era di Industria 4.0, l’affermazione del paradigma della sostenibilità ha posto maggiormente l’attenzione su servizi che abilitano l’economia circolare.

Prima di approfondire di cosa si tratta, è bene analizzare perché il tema rappresenta una questione di resilienza per l’industria. Secondo un’analisi del World Manufacturing Forum, l’industria è responsabile di circa il 30% delle emissioni di CO2 prodotte a livello globale e “consuma” oltre il 50% delle risorse naturali estratte. Molte di queste risorse - si pensi ad esempio alle terre rare necessarie per la produzione di chip per dispositivi smart - non sono disponibili nei paesi di fabbricazione dei prodotti.

È bene rammentare che si tratta di risorse finite o caratterizzate da tempi di rigenerazione molto lunghi. Oltre a questo aspetto, permane la necessità di salvaguardare risorse meno “rare” ma altrettanto preziose o altamente costose, come acqua ed energia. 

Considerazioni che sono alla base del concetto stesso di circolarità, fondato sui principi del “riduci, riutilizza e ricicla”. 

Alcuni esempi di servitizzazione basata sulla circolarità

Dalla necessità di incentivare il passaggio a un modello economico di questo tipo emergono nuove opportunità di servizi per i fornitori di tecnologie e macchinari industriali, come il remanufacturing che permette di estendere il ciclo di vita del macchinario e del componente attraverso la riparazione o il ricondizionamento avanzato.

Non si tratta di semplice riparazione o di ricondizionamento superficiale, ma di un processo industriale rigoroso: un prodotto usato viene riportato alle specifiche di prestazione originali, o addirittura migliorato, attraverso un ciclo standardizzato di smontaggio, pulizia, ispezione, sostituzione delle parti usurate e riassemblaggio. 

Il componente rigenerato garantisce la stessa qualità e la stessa garanzia di un prodotto nuovo, ma con un impatto ambientale notevolmente inferiore. Questo approccio riduce drasticamente l'uso di materie prime vergini e i consumi energetici, fattori chiave per la resilienza della catena di fornitura.

Nuove relazioni all’interno degli ecosistemi industriali

L’economia circolare permette anche di creare nuovi partner all’interno degli ecosistemi industriali. Ad esempio, un prodotto che non può essere ricondizionato, riparato o rigenerato può essere “smontato” per usare le materie prime come base per nuove produzioni. 

Al tempo stesso, servizi più tradizionali, come la sostituzione dei componenti guasti, assumono un’importanza ancora maggiore per clienti e fornitori. In un contesto dove è necessario evitare fermi improvvisi alla produzione, la disponibilità delle parti di ricambio e la rapidità del servizio diventano veri e propri fattori di differenziazione e leve di competitività.

L’ecodesing: la sostenibilità inizia in fase di progettazione

La riduzione delle materie prime necessarie alla produzione è abilitata da questi servizi, oltre che da un approccio totalmente diverso alla progettazione dei prodotti che considera, fin dalle prime fasi, l’impatto del prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita. 

Questo approccio di “ecoprogettazione” o sostenibilità by design è abilitato da strumenti di progettazione avanzata che integrano simulazione, 3D e algoritmi di AI - per creare un gemello digitale (digital twin) del prodotto. Il digital twin permette di simulare nell’ambiente virtuale il prodotto prima di passare alla prototipazione, accelerando il processo di innovazione, oltre a ridurre costi e materiali necessari.

Grazie alla simulazione nello spazio digitale è inoltre possibile valutare fin da queste fasi come ridurre l’impatto ambientale del processo produttivo e del prodotto stesso, lungo tutto il suo ciclo di vita. Le informazioni qui raccolte saranno inoltre essenziali per la riparazione o rigenerazione del prodotto e garantiranno un corretto smaltimento a fine vita.

La rilevanza strategica dell'ecodesign è ormai sancita a livello istituzionale, in particolare con il Regolamento (UE) 2019/1781 e le successive iniziative, parte della Direttiva Ecodesign.

Modularità, disassemblaggio e tracciabilità: i principi alla base dell’ecodesign

Per tradurre l'ecoprogettazione in pratica industriale, sono fondamentali tre principi operativi:

  • la modularità, che impone di concepire i componenti chiave come unità indipendenti e facilmente accessibili, permettendo la sostituzione o la rigenerazione di una singola parte usurata senza compromettere l'intero sistema;

  • il disassemblaggio, che richiede che il prodotto sia costruito in modo da facilitare lo smontaggio rapido e non distruttivo;

  • la tracciabilità, abilitata da strumenti come il Digital Product Passport, che garantisce l'accesso alle informazioni cruciali sul ciclo di vita dell'asset (materiali usati, istruzioni di smontaggio, storia d'uso), rendendo il recupero e la logistica inversa processi precisi ed economicamente sostenibili.


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