Il principio di base della circolarità è che i materiali e le risorse utilizzate nella produzione non debbano essere considerati come rifiuti alla fine del ciclo di vita del prodotto, quanto piuttosto come input per nuovi processi produttivi.
Oltre agli evidenti vantaggi per l’ambiente, questo approccio sta guadagnando sempre più attenzione nel mondo industriale per il suo impatto positivo a livello economico: la riutilizzazione e il riciclo dei materiali possono ridurre i costi di produzione, mentre la creazione di prodotti più durevoli e riutilizzabili può aumentare la fedeltà dei clienti e le vendite.
Un beneficio che può tradursi in un vero e proprio vantaggio competitivo. Secondo un rapporto del World Economic Forum, le aziende che adottano principi di economia circolare potrebbero generare un valore di 4,5 trilioni di dollari entro il 2030.
Una responsabilità per sempre più aziende
L’adozione di un modello di economia circolare diventa essenziale anche per la redazione del bilancio di sostenibilità, una pratica già obbligatoria per le aziende con più di 500 dipendenti soggette in passato alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD) e che nei prossimi anni sarà estesa a circa 50mila organizzazioni attraverso la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) istituita dall’Unione Europea.
Nei principi che hanno ispirato la direttiva, l’economia circolare è uno dei punti cardine per migliorare le performance ESG, sotto vari aspetti. Sotto il profilo degli impatti ambientali (E), ad esempio, il riutilizzo e il riciclo dei materiali riduce la quantità di rifiuti prodotti e le emissioni di gas serra associate alla produzione di nuovi materiali. Lo stesso dicasi per il rating a livello sociale (S): la creazione di prodotti più durevoli e riutilizzabili può contribuire a ridurre la povertà e l’ineguaglianza, fornendo accesso a beni e servizi di qualità a un costo inferiore.
In ultimo c’è l’impatto a livello di governance (G) che proprio grazie all’adozione di principi di economia circolare stimola le aziende a rispettare le normative ambientali e sociali, riducendo così il rischio di sanzioni.
Dall’eco-design al life cycle management
Sulla base delle premesse appena viste, si può capire perché molte aziende stiano adottando un modello di produzione fatto di prodotti e soluzioni pensati fin dall’origine per essere facilmente smontati e riciclati, o addirittura riutilizzati. È ciò che in gergo si definisce eco-design, un paradigma che si concentra sulla riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti fin dalla progettazione.
Nell’ambito del manufacturing, la circolarità ha però un’accezione ancora più estesa, che va ad abbracciare l’intero ciclo di vita del prodotto. Non solo la progettazione e la produzione, quindi, ma anche l’uso, il riutilizzo, il riciclo e infine lo smaltimento.
Esempi concreti di questo approccio sono sempre più frequenti nel settore dell’automotive: le auto vengono ormai progettate per essere facilmente smontate alla fine del loro ciclo di vita così da poterne riutilizzare (o riciclare) le parti. In questo modo, si riduce la quantità di rifiuti prodotta e le risorse necessarie per la produzione di nuove unità.
La stessa filosofia è alla base di tutte quelle realtà dell’industria della plastica, del legno o del confezionamento che hanno deciso di lavorare a stretto contatto con una rete di fornitori di materie prime riciclate, partner specializzati nel riciclo delle materie prime e provider di tecnologie innovative per la gestione dei rifiuti. La creazione di una catena di approvvigionamento circolare contribuisce a garantire che i materiali d’origine siano gestiti in modo responsabile lungo l'intera catena di produzione.
Meccatronica, IoT, remanufacturing: il ruolo chiave della tecnologia
In questo contesto, l’impiego di nuove tecnologie può giocare un ruolo fondamentale: l’automazione e la meccatronica possono contribuire a ridurre l’uso di risorse e l’energia necessaria per la produzione o per il riciclo ma possono anche fornire l’innesco per progettare e realizzare prodotti più efficienti dal punto di vista energetico e più facili da smontare, riutilizzare o riciclare. Attraverso l’uso di robot, soluzioni di controllo o sistemi di movimentazione basati su riduttori industriali ad alta efficienza, è possibile realizzare processi produttivi più efficienti e precisi, riducendo così la quantità di materiali sprecati, ma anche monitorare e ottimizzare l’uso delle risorse durante il ciclo di vita del prodotto.
Anche l’adozione di una strategia efficace a livello di IoT può generare impatti significativi: attraverso l’uso di sensori e di dispositivi connessi, è possibile raccogliere dati in tempo reale che possono essere utilizzati per quantificare gli scarti, ottimizzare l’uso delle risorse, prevedere quando un componente sta per raggiungere la fine del suo ciclo di vita e pianificare in anticipo il suo smaltimento, la sua rigenerazione o il suo riciclo.
Proprio in ottica rigenerativa assume sempre più importanza il cosiddetto remanufacturing ovvero la possibilità di usufruire di programmi pensati per allungare il ciclo di vita dei componenti e riportarli, in termini di prestazioni e affidabilità, alle stesse condizioni di un prodotto nuovo. A questo punta Up To Next, il servizio che permette di estendere il ciclo di vita dei motoriduttori SEW mediante un processo di rigenerazione che prevede la sostituzione di parti e componenti usurati che influiscono sulle prestazioni o sulla vita utile del motoriduttore.