Chi oggi si occupa, nel settore automotive, di pianificazione dei sistemi di automazione sulle linee di produzione dovrebbe fare attenzione a evitare alcune tipiche sottovalutazioni, tecniche e strategiche, che potrebbero ripercuotersi in maniera negativa sul buon esisto di un progetto. Lo si può comprendere subito, scattando un’istantanea della moderna industria automobilistica: quest’ultima è, senza dubbio, un business estremamente complesso. Ciò dato anche dal fatto che i principali car maker devono riuscire a coordinare e ottimizzare i processi produttivi distribuiti a livello geografico (in cui compartecipano numerosi fornitori) per la costruzione di vetture la cui gamma di modelli, commercializzati in varie parti del mondo, diventa sempre più ampia e variegata. Inoltre si arricchisce in maniera crescente di varianti, accessori differenti, create per soddisfare i gusti e le esigenze dei consumatori di un dato Paese o i requisiti, sempre più personalizzati, richiesti da un dato tipo di clientela.

In aggiunta, va considerata la complessità di funzionamento, orchestrazione e automazione dei macchinari e delle linee di produzione, che spaziano dagli impianti di stampaggio, a quelli di assemblaggio, a quelli di fabbricazione dei gruppi motopropulsori (power-train), a quelli di verniciatura, fino agli impianti di montaggio finale; qui carrozzeria e gruppo propulsore vengono assemblati, applicando metodologie JIT (just-in-time) e JIS (just-in-sequence), che servono a realizzare un veicolo aderente alle esigenze e ai requisiti espressi dal cliente ma, al contempo, mettono a dura prova l’efficienza e affidabilità dei sistemi di azionamento sulle singole linee di produzione. Il tutto si complica ulteriormente in quanto oggi occorre anche ridurre i costi e migliorare l’efficienza energetica; infine, le case automobilistiche hanno il mandato di produrre i veicoli rispettando tempistiche di consegna sempre più compresse, per sfruttare finestre di time-to-market progressivamente più ristrette.

 

Standardizzazione, certificazione, professionalità

Nell’attuale quadro produttivo di consolidata globalizzazione, un costruttore auto potrebbe fare principalmente 3 errori macroscopici:

  1. Standardizzazione su scala globale. Il primo scivolone sarebbe quello di affidarsi a un partner che non gli fornisca i corretti ‘mattoni base’ (motoriduttori, azionamenti, PLC, controllori), le soluzioni tecnologiche, le metodologie d’automazione adatti a questa tipologia di business. In altre parole, come nel caso dell’offerta di SEW-EURODRIVE, le soluzioni di automazione devono essere qualitative, affidabili ma, soprattutto, standardizzabili su scala globale, nelle differenti linee di produzione degli stabilimenti che il costruttore auto gestisce nel mondo. In questo modo, infatti, diventa possibile garantire non solo benefici a livello di rapidità d’intervento, nei casi di aggiustamento delle configurazioni dei dispositivi o di riparazione dei malfunzionamenti dei sistemi, ma anche vantaggi di ripetibilità, riusabilità e riapplicabilità di determinate soluzioni tecnologiche in diversi contesti, siti e linee produttive.
  2. Non tenere conto del criterio di certificazione è un errore: tutti i principali player e partner operanti nella catena del valore in ambito automotive vengono, di norma, inseriti e classificati dai costruttori auto - ma anche dai produttori di macchinari e linee di assemblaggio - in elenchi in cui i fornitori sono mappati, monitorati e valutati in funzione degli specifici attributi in termini di: presenza globale nel mondo, affidabilità di consegna dei vari componenti e delle soluzioni, ottimo rapporto qualità/prezzo, tempi di reazione in seguito a eventi non programmati o imprevisti, e quant’altro. Dunque, scegliere un fornitore di sistemi di automazione, come SEW-EURODRIVE, che figura nell’elenco certificato dei ‘top supplier’ di un determinato gruppo o costruttore automobilistico, risulta certamente strategico e fondamentale, se si vuol continuare a competere nel mercato automotive.
  3. Professionalità. Infine, è sbagliato non valutare in modo adeguato la professionalità del proprio partner: in sostanza, la valutazione del rapporto qualità/prezzo non va solo legata alle prestazioni del prodotto, del componente o del sistema, ma diventa essenziale e strategico considerare anche la qualità del proprio interlocutore, in termini (per esempio) di tempi di consegna dei prodotti e delle soluzioni o di capacità di rispondere con tempismo a esigenze di produzione improvvise e non pianificate in precedenza. Tutto questo contribuisce infatti a elevare il valore aggiunto di un partner che opera nel mondo automotive.

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