L’inesorabile affermarsi di un mondo di dispositivi connessi sta impattando profondamente sul modo di progettare, produrre, distribuire e utilizzare anche gli autoveicoli di ultima generazione.
La richiesta da parte del mercato di auto sempre più personalizzate e “intelligenti” sta alzando verso l’alto l’asticella dei proprietari degli impianti che, oltre alla produttività e all’efficienza della supply chain, oggi devono saper gestire e garantire anche i tempi di processo e l’assortimento della loro offerta.
Non a caso, nell’industria dell’auto, l’Intelligenza Artificiale è considerata il nuovo business. Basti pensare che – insieme alla guida autonoma – il suo giro d’affari è stimato da Tractica intorno ai 14 miliardi di dollari entro il 2025, mentre uno studio Intel e Strategy Analytics valuta che il mercato delle auto a guida autonoma raggiungerà i 7 trilioni di dollari di valore entro il 2050.
A dargli ragione, già oggi, ci sono consolle di infotainment sempre più personalizzate, montate a bordo di auto sempre più equipaggiate con sistemi di parcheggio automatico e sterzo a mani libere, ma anche con sistemi di frenata automatica basati su applicazioni di algoritmi che rilevano quanto accade esternamente al veicolo.
Un trend d’innovazione che piace, tanto che – problemi di sicurezza pubblica a parte – la tecnologia driveless car fa gola a molti produttori e si sta affermando praticamente in ogni parte del mondo, Italia compresa.
Pur indietro rispetto a Cina e Stati Uniti (che sono già al lavoro per costruire l’impalcatura produttiva e legislativa necessaria allo sviluppo completo del settore), anche da noi il Decreto ministeriale “Smart Road” firmato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, autorizza la sperimentazione delle soluzioni tecnologiche per adeguare la rete infrastrutturale italiana ai nuovi servizi smart e per i veicoli automatici.
Da qui la prospettiva di un futuro in cui le aspettative del mercato saranno sempre di più per veicoli “premium” costruiti su ordinazione, con basse emissioni e consumo di carburante, con un’elevata richiesta di personalizzazioni. Una vera e propria sfida per i produttori e i fornitori dell’industria Automotive, che dovranno saper anticipare tecnologie e implicazioni lungo l’intera filiera e i relativi processi produttivi.
Stando infatti ai dati diffusi dal settore, dopo 4 anni di aumenti ininterrotti, il 2018 sarà un altro anno di crescita per le immatricolazioni di vetture nuove in Europa. Ma, come ragionevolmente accade dopo un periodo di forte spinta, l’aumento sarà più contenuto rispetto al passato e dovrà saper affrontare nuove sfide, come la crisi del diesel e le conseguenze dei nuovi target di emissioni fissati dall’Europa unita.
Anche per questo le case automobilistiche non possono stravolgere l’esistente nel giro di poco. Quella che sta letteralmente investendo la produzione Automotive è proprio un’evoluzione, perciò non si può pensare di buttar via quel che già c’è per dar vita a una produzione completamente automatizzata, a partire dall’invio degli ordini.
Molto più ragionevolmente, anche gli impianti di produzione di questo settore continueranno le attività nei limiti delle operazioni esistenti e i cambiamenti saranno sì incrementali, ma anche proporzionali alle dimensioni, alle conoscenze e alle risorse economiche di ciascuna struttura.
Una produzione Automotive on-demand
Vista l’esponenziale domanda di veicoli personalizzati e connessi da parte del mercato, è bene cominciare a pensare di gestire l’assortimento prodotti in maniera connessa, così da strutturare una supply chain “just-in-time” per una produzione sempre più “on-demand”, ossia su richiesta.
Per riuscirci al meglio occorre che persone, processi e tecnologie siano completamente allineati tra loro, così come ipotizzato nelle Industrie 4.0, in cui l’adozione di modelli cyber-fisici abilitati dall’IoT supportano questa evoluzione, trasformando i dati raccolti in tempo reale in informazioni che consentono di ottenere piena visibilità a monte e a valle della catena di fornitura.
In questo modo, a migliorare sarà anche la produzione che, resa più efficiente, sarà in grado di soddisfare la domanda e di eliminare gli sprechi mentre, in chiave di Enterprise Asset Intelligence (ossia nell’ottica di una “visibilità visionaria”), le organizzazioni saranno sempre più in grado di snellire i processi e di passare a una produzione ottimale.