Negli ultimi tre anni il settore automotive ha assunto il ruolo di spinta propulsiva della produzione industriale italiana. Guidato dalle nuove tecnologie digitali, anche il modo di concepire e realizzare autovetture sta vivendo una vera e propria rivoluzione che per attuarsi necessita di investimenti e di una burocrazia più snella per la ricerca.

Per realizzare da qui al 2025 un futuro fatto da motori elettrici o a emissioni zero occorrono, infatti, infrastrutture adeguate e sistemi di ricarica sufficientemente rapidi, oltre che ben distribuiti lungo tutto lo Stivale.

Lo stesso dicasi per le auto a guida autonoma, oggi a un bivio tra tecnologie a supporto del guidatore e soluzioni in grado di realizzare una automazione completa, così come previsto dal Livello 5 stabilito dalla SAE International Automotive. Quest’ultimo indica una autovettura in grado di selezionare da sola il percorso migliore a seconda delle istruzioni impartite dal proprietario e, soprattutto, di regolare automaticamente velocità, frenata e direzione in qualsiasi condizione di strada e traffico, senza intervento diretto da parte dell’uomo. Ma dire che siamo ancora lontani dall’obiettivo è poco, se si considerano anche i dilemmi in tema di coscienza che il computer di bordo non è programmato per affrontare al posto del conducente in carne e ossa. Si pensi, ad esempio, al caso in cui un bambino sfuggito al controllo di un genitore attraversasse repentinamente la strada sulla quale il vostro veicolo driveless sta procedendo. Il sistema di bordo non sterzerebbe al posto vostro per evitare una drammatica collisione, bensì opterebbe per una più opportuna manovra atta a salvaguardare l’incolumità dei passeggeri a bordo. Ma tant’è. A fronte di un mercato mondiale destinato in ogni caso a subire una riduzione nel numero di veicoli prodotti nei prossimi anni, i trend emergenti del settore automotive nel 2018 indicano il possibile spostamento di parte della produzione in Cina e forse in India. Da considerare, in Europa, oltre all’incertezza politica subentrata nel mercato dopo il referendum sulla Brexit, sono l’invecchiamento della popolazione e l’affermarsi del ruolo di “sostituzione” interpretato dal settore auto nel Vecchio Continente. A questo si somma un discreto numero di servizi che, soprattutto nei grandi centri urbani, rappresentano una valida alternativa all’acquisto di quello che è sempre più considerato un banale strumento di trasporto e sempre meno uno status symbol, quale era fino a qualche anno fa. Proprio lo sviluppo delle nuove tecnologie comporterà, in Europa, un tasso di sostituzione più rapido, con una progressiva esclusione dei diesel sulle auto più piccole, la scelta dell’idrogeno per i mezzi pesanti e la successione tra ibrido, ibrido plug-in ed elettrico puro per le cosiddette passenger car. Eppure, nonostante in Inghilterra sia già da tempo in corso la sperimentazione di un sistema di ricariche senza fili dei motori elettrici sulle autostrade - e una casa produttrice di primo piano come Toyota stia sperimentando un sistema di ricarica wireless da applicare nei garage - la vera disruption si concretizzerà nei modelli di servizio a disposizione. In tal senso, i produttori che sapranno cavalcare i nuovi trend per produrre autovetture semplici, sicure ed ecologiche, sapranno valorizzare al meglio il proprio marchio. Urbanizzazione, sostenibilità e digitalizzazione sono i nuovi trend a cui tendere spostando il focus dal prodotto in sé alla mobilità, ossia ai servizi correlati all’auto.

In questo un aiuto concreto giunge dai moderni impianti di produzione per l’automotive, sempre più congeniati in chiave di Smart Factory per convertire i dati raccolti in tempo reale dalle linee di produzione in informazioni utili a ogni singola fase del processo produttivo. Parliamo di sistemi in grado di garantire il passaggio da linee rigide a soluzioni più configurabili, che non riguardano più solo saldatura e verniciatura. Dalla saldatura all’assemblaggio dei telai, dalle testate motore al gruppo di trasmissione, ciò che è possibile automatizzare grazie a soluzioni di movimentazione di tipo AGV (Automated Guided Vehicle) rappresenta una risposta concreta alle moderne esigenze delle aziende del settore automobilistico.

Il futuro, anche nella produzione applicata all’automotive, dovrà infine tenere conto di sistemi di mobilità di tipo “shared”, ossia condivisi, e di soluzioni in grado di raccogliere e analizzare le informazioni prodotte dalle nuove infrastrutture che, già dall’autunno del 2016, le principali case automobilistiche europee si sono impegnate a creare coalizzandosi in joint-venture. È anche da queste collaborazioni strategiche e tecnologiche che prenderanno piede le prossime mosse per il futuro di tutto il settore.

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