Con il termine Internet of Things (o Internet delle cose) ci si riferisce all’estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti che - comunicando dati su sé stessi e accedendo a informazioni aggregate da altri - si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza.

Così facendo dispositivi, apparecchiature, impianti e sistemi, termostati, videocamere, sensori ambientali ma anche materiali, prodotti, opere e beni, macchine e attrezzature comunicano informazioni in rete o a dispositivi connessi in una molteplicità di ambiti applicativi che vanno dai processi produttivi alla logistica, dall’infomobilità all’efficienza energetica, dall’assistenza remota alla tutela ambientale. Non senza aprire un aspro e quanto mai attuale dibattito in merito a tematiche relative alla privacy e alla sicurezza dei dati. Tenendo conto di tutto questo, e delle previsioni riferite al 2017-2018 a cura dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, i settori più impattati dall'IoT e dagli aspetti legali risultano essere: Smart home, Smart city, Smart retail, Smart car e Industrial IoT, mentre industria manifatturiera, trasporti e utility sono, secondo l’IDC Worldwide Internet of Things Spending Guide, i tre mercati verticali destinati a sancire la definitiva consacrazione del fenomeno anche in Italia. Il riferimento è, dunque, a “cose” che possono “parlare” e generare nuove informazioni in un ambito che dalla domotica spazia agli edifici intelligenti passando da una mobilità “smart” e da nuove forme di Digital Payment attraverso oggetti, fino al monitoraggio in ambito industriale e alla robotica collaborativa. Sono quindi ormai numerosi gli ambiti lavorativi interessati dal fenomeno IoT. Basti pensare che i numeri riferiti sempre da IDC per il mercato italiano dell’Internet delle cose parlano di una crescita anno su anno del 20% pronta a sfiorare i 35 miliardi di dollari di valore nel 2020, a fronte di una spesa globale pari a 1.300 miliardi di dollari.

Non tutti gli ambiti e i settori applicativi elencati finora mostrano, però, il medesimo livello di risolutezza, tanto che si è soliti descrivere vari gradi di maturità suddivisi in applicazioni consolidate e applicazioni sperimentali ed embrionali.

Del primo fanno parte applicazioni semplici, come la videosorveglianza finalizzata al controllo e all’antintrusione, così come alla tracciabilità degli oggetti di valore. Ma si guarda ad applicazioni sempre più evolute, come i contatori intelligenti, e alle soluzioni domotiche anche per la sicurezza delle persone e degli ambienti.

Nella categoria di applicazioni sperimentali ed embrionali rientrano, invece, le tecnologie IoT per la salute e la medicina e il controllo remoto in ambito energetico, con campi di applicazione che vanno dalle Smart grid allo Smart building, dallo Smart metering alle auto connesse portate alla ribalta dai veicoli “intelligenti”, ovvero capaci di guidare da soli e assistere il conducente. Tra gli ambiti che senza dubbio beneficeranno dell’Internet delle cose figura, inoltre, anche il Precision Farming. Anche detto Smart agricolture, grazie all’uso di droni e sensori, può realizzare applicazioni per il monitoraggio delle condizioni meteo, l’automazione di apparati per la gestione di acqua, fertilizzanti, concimi e agrofarmaci migliorando anche il rapporto legato a cibo e sostenibilità. Nella medesima ottica, la capacità di diagnostica e di previsione dei malfunzionamenti e delle avarie sarà sempre più uno dei fattori differenzianti per le aziende operanti nel campo dell’aerospazio e della difesa, così pure in tutti gli impianti di produzione di nuova generazione.

La crescente diffusione di device connessi sostenuti da sensori ottici, reti wireless, tag RFID, wearable devices, software di configurazione e monitoring potenziati dal cloud computer sono, infatti, destinati a rivoluzionare l’industria dell’automazione in generale.

Calate nel contesto produttivo, le tecnologie connesse al concetto stesso di IoT permetteranno di far dialogare l’intera fabbrica: dalle primissime fasi di configurazione dei prodotti alla loro produzione e distribuzione in magazzini decentrali e localizzati in tutto il mondo. L’obiettivo da raggiungere si conferma l’adattamento rapido al tipo di lavorazione, ma anche ai volumi e ai ritmi di produzione di alcune tipologie di industria: food & beverage, ma anche aeroportuale, in primis. Il tutto ricordando che l’IIoT (Industrial Internet of Things) non è un approccio meramente tecnologico ma prima di tutto culturale, gestionale e di processo.

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