La Rivoluzione Digitale ormai in atto sta portando nel settore automotive nuove, straordinarie opportunità, tanto che quello che fino a poco tempo fa poteva sembrare fantascienza, oggi è realtà applicata alla vita di tutti i giorni.

L’effetto disruptive portato dal digitale anche in questo ambito si è, infatti, riverberato sia nel modo di progettare, sia nelle modalità di produzione e di vendita delle autovetture, sempre più riconosciute come fonte inestimabile di dati tramutabili in business nonostante l’incedere di servizi innovativi di car sharing, capaci di mettere in dubbio l’idea stessa di possedere un’auto. Nello specifico, i trend che stanno profondamente trasformando l’intero universo automotive riguardano sostanzialmente auto elettrica, connettività, guida autonoma e nuove forme di mobilità, ciascuno caratterizzato da una forte componente tecnologica, ciascuno in grado di offrire straordinarie opportunità al business e vantaggi concreti agli automobilisti.

Nel primo caso, alla notizia di Volvo, che già la scorsa primavera ha annunciato l’intenzione di non sviluppare una nuova generazione di motori a gasolio in compagnia di Gruppo Renault, sempre più impegnato nella concezione di vetture a “emissioni zero” - ovvero elettriche a batterie o a idrogeno -, si è aggiunto il proclama “diesel free” di Toyota che, dal 1° gennaio 2018, ha tolto i motori diesel dalla gamma delle sue passenger car. Ancora più evidente è, poi, il trend delle connettività che, già oggi, rappresenta un tema di enorme rilevanza per i clienti, sempre più ingaggiati attraverso i canali digitali nell’uso di servizi come Uber o di funzioni di shared mobility accompagnate dalle relative app, la cui influenza sta inesorabilmente modificando il modo in cui i clienti interagiscono con il veicolo (oltre alla concezione stessa di mobilità). Stesso discorso vale per l’uso dei dati generati da autovetture sempre più connesse che, analizzati attraverso l’impiego di Big data e Advanced analytics, consentono di offrire nuovi servizi e feature, ridurre gli investimenti e i costi operativi per le case produttrici e migliorare la sicurezza di guidatori e passeggeri.

Una tipologia di “navigazione connessa”, come quella che già oggi diversi costruttori di auto propongono attraverso la disponibilità di mappe e traffico aggiornati in tempo reale nel sistema di navigazione integrato nelle proprie autovetture, non consente, infatti, solo di ridurre i tempi di percorrenza o di beneficiare di un percorso alternativo in caso di ingorghi o deviazioni obbligatorie dell’ultima ora. In un futuro che è già qui, i dati provenienti da un’autovettura incidentata potrebbero migliorare sensibilmente la capacità di prestare soccorso in maniera tempestiva ed efficace, grazie a un quadro preciso della situazione fornito ancor prima di raggiungere il luogo dell’incidente. In quest’ottica, le automobili che - come le altre tecnologie - assomigliano sempre più a servizi in grado di garantire esperienze, e sempre meno a semplici status symbol, richiedono agli attori coinvolti di affrontare una serie di sfide importanti già nell’immediato presente.

Tolta BMW, che si dice pronta a commercializzare auto a guida autonoma di Livello 3, 4 e 5 già a partire dal 2021 - “se il mercato le chiederà e se la normativa sarà chiara” - allo stato attuale, le auto driveless possono circolare solo in alcuni Paesi previa autorizzazione, in piccole aree urbane ben delimitate e semi chiuse al traffico, al netto di deroghe concesse caso per caso dalle autorità. Inoltre, nel 2017, il massimo livello di guida autonoma raggiunto dai modelli in commercio non superava il terzo gradino della scala di sei livelli stabilita dalla SAE, l’ente internazionale di normazione nel campo dell’industria aerospaziale, automobilistica e veicolistica. Di fatto, di strada da fare ce n’è ancora molta, sia in termini di sicurezza offerta ai clienti nella gestione dei dati che li riguardano, sia nel monetizzare questi stessi dati creando una Customer Value Proposition efficace, ossia in grado di far leva sulle tecnologie e sulle regolamentazioni, anche grazie al reperimento tempestivo delle competenze professionali necessarie. Non ultimo, il settore automotive sarà sempre più destinato a subire la rivoluzione dell’eCommerce. Stando, infatti, alle previsioni relative al mercato italiano presentate in occasione dell’ultimo Iab Internet Motors, nel 2022 il 18% delle automobili sarà venduto online, mentre quasi l’80% degli utenti miscelerà, durante la propria scelta, sia la classica visita al concessionario sia un’attenta valutazione sul web.

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