L’industria della produzione vitivinicola è caratterizzata, rispetto ad altri settori del beverage, da impianti di dimensioni ridotte e da una forte stagionalità. Nonostante questo, la competitività del mercato impone alle aziende un costante aggiornamento degli stabilimenti per raggiungere due obiettivi principali.
Il primo di questi obiettivi è quello della flessibilità: mentre nel beverage intere linee possono essere dedicate alla produzione di un singolo formato o comunque di grandi lotti, nel settore dei vini, caratterizzato da produzioni contenute, lo stesso impianto deve essere facilmente riconfigurabile per poter trattare diversi formati. Al contempo, sia per una questione di sostenibilità ambientale della produzione, che impatta in maniera sempre maggiore sulla reputazione dell’etichetta, sia per contenere la voce di costo in bolletta, gli impianti devono essere dotati di soluzioni che monitorino ed ottimizzino il consumo energetico.

 

Vecchi impianti, ma la sostituzione completa è troppo costosa

La maggior parte degli impianti di produzione per il settore vitivinicolo risalgono agli anni ’90, sotto la spinta del cosiddetto “boom dell’enoturismo”. Ad oggi, questi impianti risultano vetusti; questo porta ad avere spesso difficoltà nell’approvvigionamento della ricambistica, problematica che risulta particolarmente spiacevole in un settore dove la forte stagionalità richiede la disponibilità, e quindi l’affidabilità, degli impianti in periodi ben precisi e delimitati.

Il loro effettivo utilizzo (per pochi mesi all’anno), insieme all’investimento economico necessario per un nuovo impianto, spesso non giustificano una sostituzione completa; in questi casi, l’ammodernamento, o revamping, dell’impianto risulta essere la soluzione che permette di inserire nella produzione nuove tecnologie, come i moderni azionamenti digitalizzati e decentralizzati che, oltre a garantire un’estrema flessibilità grazie alla loro interconnessione e semplicità di programmazione, consentono la raccolta e l’invio di dati, per una successiva analisi, direttamente sull’impianto.

 

La mappatura dell’installato

Il primo passo per la valutazione delle soluzioni per il revamping degli impianti vitivinicoli consiste nella mappatura dell’installato. Tramite il rilievo sull’impianto si costruisce un database per la classificazione dei vari componenti, includendo nella loro descrizione i dati di targa che si ritengono essere significativi. Questa operazione, oltre a fornire una chiara visione d’insieme sull’impianto, permette di stabilire quali componenti funzionali debbano essere sostituiti, sia perché ormai inefficienti, sia perché non sono più disponibili a magazzino ricambi in tempi brevi. La mappatura dell’installato, integrata con l’analisi dei ricambi a magazzino, consente inoltre di ridurre l’impatto di un eventuale guasto del singolo componente sulla continuità operativa dell’impianto.

Una volta che la situazione risulta ben chiara, le soluzioni possibili per il revamping sono principalmente due: l’aggiornamento del parco motori e la riprogettazione funzionale dell’impianto esistente.

 

Aggiornamento del parco motori

La prima soluzione consiste nella sostituzione 1-1 dei componenti fragili del sistema. Oltre a garantire una robustezza e un’affidabilità maggiore al sistema, con la certezza di poter contare su pronti interventi di manutenzione straordinaria, la sostituzione con nuovi componenti permette di efficientare gli impianti. Negli ultimi 30 anni le capacità degli azionamenti sono infatti aumentate notevolmente, soprattutto quando particolare attenzione è stata dedicata, in fase di progettazione, proprio all’efficienza energetica.

 

Riprogettazione funzionale dell’impianto esistente

La seconda soluzione, che a fronte di un investimento sicuramente più cospicuo garantisce anche l’accesso allo stato dell’arte delle tecnologie moderne, consiste nella definizione di un nuovo progetto che modifichi, ma non sostituisca, l’impianto esistente, rendendolo “up-to-date”. Con un approccio consulenziale, SEW-EURODRIVE ridefinisce la struttura dell’impianto con l’inserimento di soluzioni allo stato dell’arte. Con la digitalizzazione dell’elettromeccanica è possibile, ad esempio, prevenire l’insorgenza dei guasti con il supporto dei dati raccolti e tramite l’analisi con algoritmi di manutenzione predittiva, per avere l’impianto sempre disponibile quando serve.

La riprogettazione consente inoltre, pur senza stravolgere l’impianto, di aumentarne la flessibilità. Un elevato livello di modularità viene infatti garantito dalla migrazione verso una struttura di controllo decentralizzata. Questo, unito alla digitalizzazione dell’impianto, consente la riprogrammazione agile e immediata del processo produttivo.

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