L’automotive è tra i settori più influenzati dalla rivoluzione digitale, che impatta sia i modelli di business sia le logiche produttive. Il trend punta a snellire, ottimizzare e accelerare i processi interni con l’adozione di metodologie lean e just in time, garantendo l’efficienza energetica degli impianti e il rispetto delle risorse ambientali.
In questo scenario, si delinea l’importanza dello Smart Manufacturing, ovvero il modello di fabbrica intelligente e iperconnessa, dove tecnologie come Internet of Things, Big Data, Cloud Computing e Advanced Automation restituiscono nuovi livelli di performance, velocità ed efficacia. Come? Abilitando applicazioni per l’auto-identificazione, la tracciabilità, la diagnosi di stato, la raccolta e l’analisi dei dati, la manutenzione predittiva, attraverso l’uso di protocolli di comunicazione standard.
Si tratta quindi di trascendere la semplice automazione di linea, attivando un monitoraggio pro-attivo nella totalità dell’impianto, attraverso la raccolta e l’elaborazione di informazioni rilevanti (per esempio, temperatura, vibrazioni, pressione e stato di esercizio) al fine di determinare lo stato di usura delle macchine e dei singoli componenti, intervenendo in maniera correttiva prima che si verifichino guasti o malfunzionamenti. Tradotto in vantaggi di business, ridurre i colli di bottiglia e il rischio di fermi macchina non programmati significa raggiungere ulteriori traguardi di efficienza e aumentare drasticamente il rendimento delle attività produttive (per essere considerato soddisfacente, l’indicatore OEE - Overall Equipment Effectivess dovrebbe aggirarsi nel range 75-85%).
Si evince quindi che lo Smart Manufacturing - e nello specifico la manutenzione predittiva - permette di risparmiare sui costi imputabili alle interruzioni accidentali, generati sia dalla perdita di efficienza sia dagli oneri dell’intervento (attivazione della squadra di manutentori, acquisto delle parti di ricambio e così via).
Lo scotto di un fermo macchina include anche il mancato profitto: non rispettare le scadenze di consegna può significare il ritiro dell’ordine e, nel peggiore dei casi, la perdita del cliente e un danno di immagine con compromissione delle future opportunità di business.
Avere un’idea dei danni legati all’interruzione delle attività manifatturiere nel settore automotive è molto semplice: basti pensare che le case automobilistiche più all’avanguardia producono diversi modelli di autovetture al giorno e quelli più economici, solitamente, presentano un prezzo medio di mercato che si aggira attorno ai 10mila€.
Ma se la chiave per vincere la partita si chiama efficienza, la riduzione dei fermi non basta a raggiungere l’obiettivo: nello scacchiere economico attuale, sempre più frenetico e competitivo, servono impianti flessibili in grado di realizzare prodotti diversi senza onerosi cambiamenti strutturali.
Siamo nell’epoca della customizzazione estrema: i clienti non si accontentano più dei prodotti standard, ma vogliono personalizzare la propria autovettura scegliendo tra una miriade di modelli e opzioni differenti. Senza considerare che le abitudini di acquisto - plagiate dall’eCommerce - spingono verso la consegna immediata: il consumatore non ha tempo di aspettare, vuole il suo prodotto subito e ovviamente accessoriato con tutte le modifiche richieste.
Come si ripercuotono i nuovi comportamenti di consumo sul settore automotive? I manufacturer si ritrovano spesso a dovere gestire la produzione di tantissimi modelli di veicoli diversi, in pochissimo tempo, per lotti magari molto piccoli. Serve quindi una maggiore modularità di produzione per poter personalizzare le singole autovetture: ecco allora che, nel contesto di fabbrica intelligente, le tecnologie ICT e il ricorso a soluzioni modulari permettono di utilizzare le stesse linee per la realizzazione di prodotti differenti, senza dover apportare modifiche strutturali all’impianto, semplicemente variando parametri e configurazioni (con grande beneficio a livello di costi).
Un altro elemento di risparmio arriva ancora una volta dall’Internet of Things, questa volta a presidio della qualità dei processi e dei prodotti: la miriade di sensori sparsi all’interno della fabbrica iperconnessa, permette di mappare in maniera granulare tutte le attività produttive e logistiche, non solo in locale ma lungo tutta la filiera automotive. Si arriva a conoscere l’intero ciclo di vita di ogni singolo componente: dalla provenienza al passaggio nelle diverse stazioni di lavorazione, fino alla consegna finale. Diventa così molto semplice identificare e risolvere le cause di eventuali difetti di fabbrica e colli di bottiglia, con la possibilità di correggere e ottimizzare i processi, nonché ovviamente di tagliare sui costi attraverso i maggiori livelli di efficienza raggiunti.
L’ultima sacca di risparmio perseguibile attraverso l’Industry 4.0 riguarda l’introduzione di tecnologie d’avanguardia, come gli Automated Guided Vehicles (AGV), in sostituzione delle tradizionali rotaie che da sempre caratterizzano i siti produttivi in ambito automotive. Le scocche vengono quindi trasportate nelle corrette stazioni per l’assemblaggio di sottosistemi e componenti secondo tragitti flessibili (quindi non più fissi e predefiniti), ottimizzando i tempi e i processi produttivi in linea con le nuove richieste dell’industria automotive.
Concludendo, le aziende dell’Industria Automotive possono raggiungere risparmi consistenti grazie ai benefici dell’automazione e dello Smart Manufacturing, derivanti dalla maggiore efficienza dei processi, dalla flessibilità e modulari degli impianti, dall’introduzione di soluzioni innovative basate sui Big Data e l’intelligenza artificiale. Si tratta quindi di intraprendere una roadmap in direzione dell’Industry 4.0 non soltanto conveniente, ma addirittura mandatoria per tutti i car builder che intendono competere sul mercato globale e digitalizzato.