L’innovazione dei materiali e le politiche per l’ambiente stanno mettendo sotto pressione le aziende del settore Plastics, che sono chiamate a rispondere con flessibilità e adattabilità al clima di incertezza.
Attualmente l’opinione pubblica è molto più sensibile rispetto al passato riguardo alle problematiche legate allo smaltimento delle materie plastiche e la salvaguardia dell’ambiente: cresce quindi l’interesse verso soluzioni alternative e biodegradabili.
Per le aziende del comparto tocca un’analisi di coscienza: la plastica è un materiale quasi “eterno” (ci vogliono dai 100 ai 1000 anni per smaltire un sacchetto o una bottiglia in polietilene) eppure viene impiegata massivamente per applicazioni mono-uso o di breve durata (addirittura qualche secondo). Ma gli scenari sono positivi e qualcosa si sta muovendo.
Le multinazionali della ristorazione stanno dando il buon esempio: negli Stati Uniti, alcune catene di fast-food hanno attivato dei programmi per sostituire la plastica di cannucce e contenitori con materiali biodegradabili.
Anche nel Food & Beverage ci sono esempi virtuosi: acqua Sant’Anna per esempio ha immesso sul mercato una bottiglia completamente biodegradabile, che può essere buttata nella raccolta dell’umido (la maggioranza delle plastiche ecosostenibili utilizzate sono decomponibili all’80%).
Da notare che l’attenzione all’ambiente (e la pressione dell’opinione pubblica) sta contribuendo al ritorno del vetro per il confezionamento delle bibite, impattando sul mercato della plastica.
La grande sfida per chi lavora oggi nel settore della produzione e lavorazione delle materie plastiche è intercettare le prossime tendenze: quali materiali innovativi saranno più richiesti e si affermeranno come standard, soppiantando le plastiche attualmente in commercio?
Senza una visione chiara sull’innovazione dei materiali, diventa difficile capire se gli attuali processi e macchinari per la produzione e la lavorazione delle plastiche saranno validi anche in futuro. Per esempio, gli impianti industriali, che oggi garantiscono una determinata temperatura di fusione e pressano i materiali plastici con una pressione di 400 / 500 bar, potranno rispondere con efficienza anche ai requisiti imposti dalle nuove materie?
Con uno scenario di settore difficilmente prevedibile, la soluzione per uscire dall’impasse è la costruzione di impianti per la produzione e la lavorazione delle materie plastiche estremamente flessibili e adattabili, che possono essere facilmente riconfigurati senza gravose modifiche infrastrutturali.
La scelta deve quindi ricadere su macchinari e sistemi modulari che permettono di cambiare singole componenti o sottogruppi in modo da rispondere alle mutevoli esigenze di processo.
I costruttori di macchine utensili per il settore Plastics devono quindi prestare particolare attenzione anche all’accessibilità dei componenti per agevolarne l’eventuale sostituzione.
Insomma, l’implementazione di un impianto future-proof passa necessariamente dalle caratteristiche di flessibilità e adattabilità, abilitate da alcuni accorgimenti progettuali tra cui la modularità (con la scelta di soluzioni composte da sottogruppi) e l’accessibilità dei componenti che permette sostituzioni rapide in caso di necessità.