Nell’era digitale, l’imperativo di qualsiasi industria Automotive è soddisfare il mercato nel più breve tempo possibile, garantendo i volumi di produzione richiesti con puntualità e rapidità di consegna di un’ampia varietà di modelli estremamente personalizzati.
Il Plant Manager, incaricato di mantenere l’efficienza delle attività produttive, è chiamato ad aumentare la produttività e a ridurre il time-to-market pur sempre soddisfacendo una domanda di personalizzazione di massa sempre più estrema. I progressi tecnologici nel campo dell’informatica e dell’automazione, con le novità introdotte dall’Internet of Things, possono aiutare il responsabile dello stabilimento ad assolvere i propri incarichi con successo, nonostante la complessità dello scenario economico e la rapidità con cui l’industria automobilistica deve reagire.
Ma chi è esattamente il Plant Manager e quali sono le sue responsabilità?
All’interno di un impianto industriale, il Plant Manager è la figura che presiede tutte le operazioni necessarie a garantire la piena funzionalità e la massima efficienza dei processi e delle infrastrutture di produzione e assemblaggio. Si occupa dell’organizzazione del lavoro a trecentosessanta gradi, ottimizzando i processi, assegnando compiti e stabilendo gli orari di lavoro e le tempistiche per ogni area produttiva, vigilando sulla sicurezza delle persone e delle macchine. Il suo compito è trovare soluzioni per migliorare la marginalità ed evitare gli sprechi, analizzando i dati di produzione e pianificando gli investimenti in nuovi macchinari o impianti.
Il Plant Manager è insomma il responsabile numero uno delle prestazioni di uno stabilimento, con la preoccupazione principale di fare rientrare qualsiasi attività nelle tempistiche e nei budget prestabiliti.
Le pressioni a cui viene sottoposto il settore Automotive oggi si ripercuotono direttamente su chi deve garantire l’efficienza dei processi manifatturieri e la qualità dei prodotti offerti.
Chi compra automobili - ma il discorso si estende a tutti i consumatori - infatti è ormai abituato alle logiche della Now Economy: qualsiasi desiderio di acquisto può (anzi deve) essere soddisfatto nell'immediato, grazie ai nuovi canali online. L’e-commerce ha accorciato drasticamente la finestra temporale tra ordine e consegna, alzando le aspettative dei clienti.
Contemporaneamente, si vanno affermando le dinamiche della Mass Customization (in contrapposizione alla Mass Production): se prima la standardizzazione era la chiave di volta per soddisfare un mercato in continua espansione, oggi qualsiasi prodotto deve essere declinato secondo le preferenze, il gusto e le necessità individuali o le esigenze del singolo mercato. Si assiste a una domanda sempre maggiore di personalizzazioni estreme dei veicoli richiesti dai consumatori: i costruttori di auto quindi devono essere capaci di offrire un ampio numero di varianti personalizzabili per uno stesso modello, lasciando il cliente libero di decidere le opzioni che meglio rispecchiano le sue esigenze.
La varietà e la flessibilità dell’offerta rappresentano oggi le principali leve di differenziazione, anche grazie alle possibilità offerte dalla servitizzazione. L’automobile oggi diventa sempre più un concentrato di tecnologie meccaniche, elettriche ed elettroniche: una vettura si caratterizza anche per tutta la serie di servizi digitali a corollario, come ad esempio gli impianti di infotainment evoluti, tramite i quali è possibile personalizzare i propri itinerari di viaggio in funzione del traffico, del tipo di strada, del clima, ecc. oppure le funzioni di connettività con aziende di servizi tramite Smart Device (come le black box delle assicurazioni, le postazioni di ricarica dei veicoli elettrici, ecc.).
Insomma, ogni automobile è speciale e dotata di caratteristiche uniche, creando non pochi grattacapi per i responsabili di stabilimento nell’industria automobilistica.
Come anticipato, la flessibilità deve essere la prima direttrice da seguire per soddisfare il mercato Automotive. Le linee devono essere in grado di adattarsi e riconfigurarsi agevolmente per garantire l’assemblaggio di pochi veicoli in una molteplicità di modelli, assicurando comunque la convenienza economica dell’intero processo.
Ecco quindi che in soccorso del Plant Manager arrivano la connettività e la gestione dei dati a bordo delle macchine: le soluzioni di automazione modulari garantiscono una flessibilità senza precedenti dei macchinari, mentre gli AGV (Automated Guided Vehicles) permettono percorsi di movimentazione agili che si adattano a ogni tipo di produzione senza la necessità di cambiamenti infrastrutturali o di continui adeguamenti dei layout delle linee di assemblaggio.
La continuità operativa (fondamentale per garantire l’efficienza e la convenienza dei processi) può essere salvaguardata attraverso le applicazioni di manutenzione predittiva: i sensori IoT raccolgono informazioni di stato e di esercizio dalle macchine e dai componenti che equipaggiano i macchinari nelle aree produttive, inviandole ai sistemi analitici centrali (in cloud locale o remoto). Qui le analisi permetteranno non solo di ottenere una vista complessiva sull’intero stabilimento, ma anche di individuare eventuali anomalie di funzionamento che potrebbero generare guasti o interruzioni involontarie. Sarà quindi possibile intervenire opportunamente e solo se necessario, risparmiando sui costi ben più elevati delle operazioni in emergenza e tagliando sugli sprechi di una manutenzione preventiva.
L’internet of Things restituisce quindi una vista su tutti i processi e i sistemi produttivi, facilitando il Plant Manager nell’organizzare le attività e nell’intercettare nuove possibilità di miglioramento.
Allo stesso modo, l’IoT può supportare il responsabile dello stabilimento nel monitoraggio e salvaguardia dell’efficienza energetica. Tutti gli indicatori di consumo provenienti dalle diverse macchine possono essere analizzati e tenuti sotto controllo da un unico punto, garantendo una migliore pianificazione delle strategie di gestione energetica.
Nelle moderne fabbriche dell’Industry 4.0, la distribuzione della corrente elettrica può essere infatti gestita in modo intelligente attraverso l’IoT, immagazzinata e convogliata dove e qualora necessario, ad esempio verso macchine che hanno bisogno di particolare approvvigionamento energetico oppure in caso di picchi o black out. Mantenere costanti i livelli di energia in circolazione all’interno degli impianti significa anche prolungare lo stato di salute dei macchinari, contribuendo al taglio dei costi.
Ecco quindi che le nuove tecnologie dell’Internet of Things possono davvero aiutare il Plant Manager nelle sue funzioni, sia attraverso un monitoraggio costante dell’impianto, che permette un’organizzazione ottimizzata delle attività, sia grazie alla possibilità di attivare interventi e regolazioni (anche in modo automatico) per prevenire i guasti e limitare i consumi energetici.
Ma quali competenze deve avere un Plant Manager per misurarsi con il nuovo contesto della fabbrica intelligente e sfruttare al massimo il potenziale delle nuove tecnologie a disposizione?
In termini di skill tecnici, il responsabile dell’impianto deve avere familiarità con i nuovi strumenti digitali: per esempio, sapere utilizzare le smart device che sempre più spesso trovano impiego sulle linee produttive e di assemblaggio come display di monitoraggio o per il passaggio di istruzioni. Servono quindi nuove competenze per la lettura delle dashboard di monitoraggio e l’interpretazione dei dati provenienti dai macchinari.
Sul fronte dei processi, il Plant Manager deve acquisire una visione di insieme e una conoscenza di dettaglio per capire come poter applicare le nuove tecnologie al fine di ottimizzare le attività di fabbrica. Ad esempio, deve essere in grado di capire, insieme ai Lean Manager, dove l’introduzione degli AGV può massimizzare i ritorni, semplificando l’operatività.
Grazie alla possibilità offerta dalla digitalizzazione di ampliare la panoramica sull’intera infrastruttura e sull’andamento dei singoli processi, il responsabile di stabilimento migliora la propria capacità decisionale, a patto di sviluppare ulteriormente l’abilità di problem solving: se aumentano le opportunità di monitoraggio in tempo reale, si moltiplicano inevitabilmente le variabili da considerare e il numero delle attività da tenere sotto controllo e migliorare contestualmente. Il Plant Manager deve quindi essere capace di decidere rapidamente azioni correttive e migliorative all’interno di una strategia coerente e lungimirante, che tenga conto dello stato di salute dell’intero impianto.
Il Plant Manager deve infine acquisire le doti di comunicazione per trasmettere agli operatori dello stabilimento sia la cultura dell’innovazione sia le competenze per utilizzare gli strumenti digitali, occupandosi di instillare il cambio di mindset e di accelerare la formazione tecnica. Come ogni rivoluzione, anche l’Industria 4.0 richiede apertura mentale e propensione al cambiamento a tutti i livelli aziendali: si profila pertanto necessario un piano strutturato ed efficace di change management, con il sostanziale contributo del Plant Manager.